La Sindrome di Didone - Tracotanza by Christina Mikaelson

La Sindrome di Didone - Tracotanza by Christina Mikaelson

autore:Christina Mikaelson [Mikaelson, Christina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2023-02-04T12:00:00+00:00


Nicola stava leggendo nella mente il canto VI del Paradiso, aveva il presentimento che il professor De Santis avrebbe chiamato proprio lui per farlo ad alta voce.

L’insegnante stava sistemando il registro in attesa del ritorno di Caterina, senza la quale non avrebbe potuto cominciare la spiegazione del canto.

«Professore, Caterina manca da molto, non sarebbe il caso di andare a cercarla?» suggerì Beatrice, preoccupata per la compagna.

Era già trascorso un quarto d’ora da quando la ragazza era uscita dall’aula.

Fabrizio Haltrich, il compagno di banco di Nicola, alzò di scatto la testa al suono della voce di Beatrice. Lo faceva tutte le volte che lei prendeva parola.

Aveva una cotta per lei da tempo immemorabile, ma non aveva mai trovato il coraggio di farsi avanti. In cinque anni Bea non lo aveva mai considerato, tranne per fargli notare che il piercing sulla lingua era démodé. Non si sarebbe mai accorta di lui finché avesse avuto al suo fianco quel bellimbusto di Leonardo Costa.

Non si riteneva affatto bello come lui.

I suoi zigomi erano troppo alti, i lineamenti delicati e i capelli di un biondo insignificante. Gli occhi di Leonardo erano di un verde quasi innaturale, mentre i suoi ricordavano la ruggine. Non era nemmeno muscoloso e l’altezza rendeva il suo fisico ancor più dinoccolato.

Riteneva Beatrice fuori dalla sua portata. Come Dante, la vedeva eterea e irraggiungibile.

Lei illuminava una stanza con la sua sola presenza, lui fumava gli spinelli in bagno e a volte era talmente fatto da non riuscire a sostenere un’interrogazione. Persino i professori facevano fatica a restare seri di fronte ai nomi che storpiava.

Non lo vedevano di buon occhio a causa dei piercing, dei tatuaggi e dell’aria da teppista; ma sospettava che gran parte della loro antipatia fosse legata alle sue origini moldave. I suoi genitori si erano trasferiti in Italia per lavorare quando aveva cinque anni, perciò era un italiano a tutti gli effetti. Ciononostante, era stato vittima di razzismo in passato e continuava a esserlo.

Alle elementari i bambini lo chiamavano zingaro e non volevano giocare con lui per paura che trasmettesse loro delle malattie.

Aveva convissuto per anni con gli insulti diretti alla sua famiglia, ma non si era mai vergognato delle sue radici.

Nicola gli lanciò uno sguardo carico di comprensione. Sapeva bene cosa si provava a desiderare qualcuno senza essere ricambiati.

Per lui era impossibile avere la persona che bramava.

De Santis sollevò lo sguardo dalla Divina Commedia aperta sulla cattedra e lo rivolse di sfuggita all’ultimo banco della fila centrale.

«Hai ragione, La Rocca. Nic… ehm», si corresse con un colpo di tosse. «Diamante, vai a vedere che fine ha fatto Farnesi, non posso aspettarla in eterno», gli ordinò spazientito.

Nicola scattò in piedi e, a giudicare dal tonfo e dall’imprecazione di Fabrizio, capì di aver fatto cadere la sedia per terra.

Che figura di merda.

Per rimediare si mise sull’attenti. «Signorsì, signore!» esclamò come un perfetto marine, scatenando le risate dei suoi compagni.

Beatrice si girò a guardarlo con un sorriso divertito sulle labbra, che però si affievolì quando incrociò gli occhi di Fabrizio.

Di quel



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